Il problema delle fobie odontoiatriche è molto diffuso anche nei soggetti adulti e ciò allontana questi dagli studi odontoiatrici.Vi sono poi situazioni di interventi quotidiani, come la presa delle impronte, l’ablazione del tartaro, che spesso provocano problemi indesiderati. La sedazione risolve tutti questi problemi, “avvicinando” il paziente all’odontoiatria. Il maggior beneficio è sicuramente riservato agli operatori, i quali possono operare serenamente, senza situazioni di stress e notevole risparmio di tempo.
La paura ed il comportamento del dentista
La paura è definita dall’espressione verbale di dolore o disagio, dall’espressione comportamentale di fuga dal trattamento o interferenza con esso, dall’eccitazione motoria che accompagna un’esperienza stressante. Queste tre diverse espressioni non si manifestano necessariamente insieme e sono diverse da persona a persona e a seconda dell’età. Nel piccolo paziente, ad esempio, l’esperienza soggettiva della paura può portare ad attendersi un dolore maggiore con conseguente impedimento delle cure e spiacevoli reazioni, quali una sudorazione copiosa o palpitazioni cardiache. Il problema del dentista a questo punto è quello di ottenere un atteggiamento collaborante che permetta il corretto svolgimento delle cure, mentre l’anestesista o il chirurgo orale devono solo utilizzare gli indici clinici per determinare il grado di sedazione e analgesia richiesti. Il problema della madre è quello di superare l’imbarazzo per l’atteggiamento agitato o distruttivo del figlio. I genitori affetti da fobia odontoiatrica, comunicando attraverso messaggi non verbali la loro stessa agitazione, possono aspettarsi un comportamento non collaborante da parte del figlio. Quindi, per intraprendere un intervento appropriato, è importante considerare una vasta gamma di elementi.
Fonte: TECNOGAZ